Titolo del corso:
Alla ricerca della via media: rischio e persuasione in The New Pope
Il corso si focalizza sulle strategie mediali riguardanti la ricorsività di eventi criminali all’interno di spazi ritenuti in apparenza sicuri, con particolare riguardo alla rappresentazione del rischio nell’ambito delle narrazioni mainstream. Il corso propone in particolare una disamina teorica della “mediapolis”, elaborata da Roger Silverstone anche in relazione alla rappresentazione del crimine come info-tainment al tempo delle relazioni connesse. Tale analisi si rivolge non solo alla sfera mediale, ma anche agli spazi educativi e religiosi, non di rado scenario di cattive condotte. Di qui il concetto di spazio mediale come spazio del rischio, legato soprattutto alle strategie narrative televisive e cinematografiche. A tal proposito il corso analizzerà la serie TV di Paolo Sorrentino The New Pope, in cui il tema del sacro si innesta sui rischi sociali che affligono il mondo globalizzato.
La connotazione mediale del rischio ha subito negli anni mutamenti significativi, legati all’evoluzione del giornalismo, alla pervasività del mainstream e all’avvento della rete. Si tratta di un aspetto messo in evidenza anche dalla communication research, grazie all’introduzione di fortunati concetti del campo degli studi sui mezzi di comunicazione, come quello di “mediapolis” elaborato da Silverstone. Dalla tecnologia all’intrattenimento, passando per l’attualità e l’informazione, la logica e il potere dei media si trasformano in cultura della società, plasmata dal racconto (anche criminale) del rischio che scandisce la realtà quotidiana, anche in campo artistico e religioso, come evidenziato nel lavoro di Federico Boni sulle teorie dei media. Tale aspetto si riscontra a proposito dei processi di individualizzazione della fede legati tanto ai rischi digitali, quanto al fallimento delle istituzioni, comprese quelle educative e religiose: vi si evidenziano gli effetti della globalizzazione sul piano della costruzione di universi simbolici frammentari e labili, inficiati dalla narrazione permanente non solo dell’incertezza, ma anche della violenza. Di qui l’introduzione dei concetti di “dittatura del relativismo”, “religiosità fluida”, “politeismo soggettivo”, che hanno a che fare con le politiche comunicative della invisibilità. La serie TV di Paolo Sorrentino, The New Pope, sviluppa la metafora della “via media" anticipata nella prima stagione della serie, The Young Pope. Sullo sfondo si staglia la complessità che caratterizza la pratica del potere temporale e spirituale: l’uomo post-moderno è impegnato nella strenua ricerca di verità che possano dare senso alle insanabili incertezze delle coscienze. John Brannox (Giovanni Paolo III) è il teorico della “via media”: è un uomo colto ed elegante, ma fragile, costretto a convivere con rimorsi e lacerazioni familiari. Succede a Lenny Belardo (Pio XIII), un giovane papa sradicato, alla ricerca delle proprie origini familiari, e che si scontra con gli intrighi e le lacerazioni di un mondo, quello ecclesiastico, che non è esente da quelle aporie comportamentali, politiche ed etiche denunciate più volte da Papa Francesco. Sorrentino pone a confronto due stili comunicativi diversi e complementari, ispirati entrambi al mistero della fede e della storia, in un contesto relazionale modellato da nuove retoriche della persuasione. Il contrasto alle prevaricazioni richiede un calcolato livello di visibilità, secondo una strategia comunicativa antifrastica efficacemente rappresentata da Sorrentino nella sua serie televisiva, sospesa tra ricerca del vero e narrazione del rischio.
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